Uno Spaccato Di Vita: Il Ruolo Delle Fontane


Uno Spaccato Di Vita: Il Ruolo Delle Fontane.

Lungo la secolare vita del paese tanta acqua scese, una volta scomposta, più tardi sorvegliata, per i fianchi del monte, acqua spesso corrotta e avara nell'arsura estiva. È vero che Carrè non contò mai un gran numero di abitanti, e dunque quell'acqua che scendeva era certamente bastante per la popolazione e per le loro bestie ma la stessa probabilmente segnò il lento progredire della comunità, ne distinse la crescita, determinò l'allargamento dell'abitato, tenne le sorti della vita e di essa regolò le stagioni.

L' Approvigionamento Idrico.

Acqua nel monte ce n'è sempre stata per le poche centinaia di persone che hanno percorso le strade del paese nei secoli passati, ma la sua misura fu sempre segnata dalla benevolenza del cielo. Non sappiamo con sicurezza dove la gente attingesse prima dell'inizio dell'800, di sicuro si può dire che non esistessero fontane vere e proprie e la loro costruzione venne attardata dalla povertà della gente, dalla vicinanza delle polle e dalla stessa collocazione delle case. Per lunghi secoli l'abitato rimase raggomitolato in quattro strade al piede della collina: vuota la campagna e sul monte lo sguardo si perdeva per i declivi, le valli e le convalli, giù a smarrirsi nella pianura. Nei primi anni dell'800 la comunità di Carrè, assieme a quella di Chiuppano, era stato unita - in forza di un riordino territoriale napoleonico - al comune di Piovene per formare un'unica entità amministrativa. Nel breve periodo così trascorso i governatori non fecero granchè per il paese: riservarono nei bilanci solo una esigua cifra per la manutenzione degli acquedotti. Tuttavia gli abitanti non avanzarono richieste formali per eventuali lavori di fornitura,anche se risultavano necessari. Infatti proprio in quegli anni gli abitanti avevano cominciato a crescere, seppur senza tanta regolarità e fretta, sfiorando i 950 alla metà del secolo. L' economia però non si sviluppò in modo proporzionato: non vi era alcuna attività industriale, l'agricoltura nonostante l' unione con gli altri Comuni limitrofi non aveva subito un impulso adeguato e nemmeno l'allevamento si era sviluppato, soprattutto a causa della rete idrica alquanto inefficiente. La fisionomia di Carrè fosse marcatamente agricola e povera, lo testimonia un documento del 1803 sottoscritto dal parroco del tempo, Bartolomeo Rosa. Quel reverendo compilò poi anche la lista degli animali e delle professioni della gente di Caffè. Non dovette consumare molto tempo nella conta poichè in paese gli uomini in età da lavoro erano quasi tutti contadini le fatiche dei quali, nei campi, erano divise con un'ottantina di bestie da tiro. Nelle stalle accudivano meno di una cinquantina di vitelle ma oltre trecento pecore belavano per i prati. Il vicino comune di Chiuppano era già più fortunato: lì l'acqua era abbondante e permetteva diverse attività produttive svolte da un gran numero di artigiani, oltre il 10% della popolazione maschile. Se a Chiuppano la pressione sulla terra era più leggera, a Carrè di agricoltura si doveva vivere visto che l'allevamento non era molto redditizio. Viste le condizioni della popolazione, nel 1819 si cominciò a pensare seriamente a dei modi per portare l' acqua in paese. In questi anni tornarono anche gli Austriaci e i Carredensi presero spunto da alcuni loro studi riguardanti l'idraulica. Si andò, comunque, per tentativi. Innanzi tutto si pensò, ancora una volta, a sfruttare la sorgente del Pissolo l'acqua della quale, accompagnata in basso, avrebbe dovuto alimentare due fontane. Non fu difficile, per gli amministratori, rendersi conto della povertà del progetto. Questo, infatti, venne subito rifatto e non una volta ma ben due trovandolo, ogni nuovo ingegnere incaricato, scarso nel propositi. Il terzo professionista infine, tal Bordoni di Arzignano, presentò un eleborato che ottenne l'approvazione. Una perizia idrogeologica di questi, nel 1822 informava: la Comune di Carrè, quanto nei tempi d'inverno abbonda d'acqua, sebbene però di qualità non adoperabile per domestici usi, è altrettanto scarsissima nei tempi estivi. Di fatto, un suolo composto di un aggregato di ghiaie com'è quello, non può certamente abbondare d'acqua perenne, perché essa trova tutta la facilità di perdersi. Cessate le piogge e le nevi, tosto manca l'acqua, perché si perde pei lunghi meati di tante ghiaie le quali non solo isteriliscono quei paesi di acque, ma la loro quantità che si profonda, senza dubbio, sino alletto dell'Astico, mette all'impossibilità di poter redigere dei pozzi onde provvedere quella popolazione dell'occorrente acqua. Il Bordoni aveva previsto, come soddisfacenti, 5 fontane di scaturiggine. Dovevano, esse, venire alimentate dalle sorgenti Frazzara, Pissolo, Castello e Broletti. Venne allora realizzato, per intero, tutto l'interessante progetto? Le solite vecchie carte non lo dicono con certezza ma lasciano pensare che, in corso d'opera, qualche riduzione sia avvenuta specie per le solite ristrettezze di bilancio ma anche per qualche esagerato ottimismo di alimentazione a monte. Di sicuro, in quel tempo, si costruirono le fontane di via Villa (oggi via Roma), di via Fondovilla (di fronte all'innesto di via Pietrarossa, sopra il fossato che delimitava, restringendola, la consorziale dei 7 Comuni) e forse una fontanella, senza tante pretese, in via Capovilla sul luogo dove, par di capire, già esisteva un modesto vaso di attingimento, più utile all'abbeverata che a domestici usi. Accanto a queste, con una intesa - uso promiscuo della sorgente Frazzara - tra il comune e la proprietaria (5), si edificò la già progettata fontana di villa Capra e, sempre nel recinto della stessa casa, altra fontana ad uso privato. Le tre fontane, malgrado lo sviluppo poco dilatato delle abitazioni, non soddisfacevano sicuramente i bisogni e non solo per la effettiva portata ma perchè richiedevano, a coloro che abitavano le case più lontane, percorrenze di 500-600 metri, distanza non indifferente per far provvista domestica ma soprattutto per accompagnare le bestie. Ad ogni modo, i lavori furono ben presto intrapresi ma durarono parecchi anni e vennero eseguiti da imprese diverse.Durante i lavori si procedette alla costruzione di due vasche nei pressi della casa del comune e alla copertura dei canali scoperti che bene spesso vengono otturati o da terra o da altro che o l'accidente o qualche altro male intenzionato v'introduce quindi o manca l'acqua o non viene raccolta pura come abbisogna.Nel 1828 i lavori ancora non erano conclusi Si erano portate a termine le opere di presa e la condotta ma non si era dato corso all'edificazione delle fontane vere e proprie, necessario ed atteso complemento. Con la fine degli anni '20, tuttavia, il paese di Carrè ebbe impostata quella rete idrica che sostanzialmente avrebbe servito ai bisogni per quasi un secolo. Come si osserva, nella prima parte dell'ottocento, per quanto il paese di Carrè non potesse contare che una po- polazione assai contenuta (nemmeno mille abitanti), la distribuzione dei punti d'acqua non era molto funzionale e risultava per molti versi scomoda a quelle vie che distava- no da quella centrale.Queste, in altri termini, dovevano arrangiarsi e se si trovavano ai piedi della collina probabilmente sfruttavano, con non poco pericolo, l'acqua che scendeva liberamente per qualche valle o privatamente sfruttavano le sorgenti che comunque erano conosciute.Prova ne sia il rinvenimento di pietre da lavatoio nei pressi della sorgente Fradara quanto si costruì la presa d'acqua negli anni venti.È da parecchio tempo che gli abitanti della contrada Capovilla sentono il bisogno di essere provveduti d'una sorgente d'acqua potabile, stanti che con grave loro incomodo devono attingerla , come pure condurre i molti loro animali, nella vasca del centro, la quale è appena bastante per i bisogni degli abitanti delle contrade Villa, Stradella e Crosara.I sottoscritti (in numero di 14) possidenti e capi di casa, nel dimostrare a questo Onorevole Consiglio la necessità che venga quanto prima provveduta anche la parte superiore del paese dell'acqua potabile, sia per gli usi domestici come per l'abbeveraggio dei molti animali, fanno presente che si presterebbero nell'escavazione dei fossi e nella condotta dei materiali occorrenti per il pronto conseguimento dello scopo.Pervenuta la domanda, l'Onorevole Consiglio deliberò di dare inizio alle pratiche con l'acquisto di una sorgente in prà Persenaro.

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