Il Castello


Il Castello

Non si conoscono documenti dai quali si possa desumere, con sicura esattezza, la data di costruzione del Castello di Carrè; ma si può ritenere che esso sia stato costruito tra il X e l'XI secolo. Dall'esame dei ruderi e delle fondamenta di esso tuttora esistenti, risulta che la costituzione e disposizione delle sue parti erano conformi a quelle dei molti Castelli, esistenti in quell'epoca in Italia. È quindi supponibile che il villaggio di Carré, essendo Sede Parrocchiale, avesse già al principio dell'XI secolo un notevole sviluppo, tale da giustificare l'esistenza del Castello di Carrè a sua protezione, essendo noto che, in quei tempi, i castelli servivano anche a proteggere gli abitanti vicini, i quali, nei casi d'invasioni di barbari o d'incursioni di predoni, accorrevano a rifugiarsi entro le loro cinte armate. D'altronde, nella "Genealogia della nobile ed antica Famiglia Capra", scritta da Alvise Capra nel 1702, è accennato che, nel principio dell'XI secolo, Enrico Capra fece molti acquisti nel territorio Vicentino, "et particu latim Villam Carradis" col Castello. È quindi logicamente ammissibile che il Castello di Carrè esistesse già prima dell'anno 1000. Da quell'epoca il Castello ed il Territorio di Carrè parteciparono, più o meno, alle vicende storiche di Vicenza, la quale si resse a Repubblica fino al 1236. Linea cronologica * 1236-1259 Dominio signoria degli Ezzelini * 1259-1266 Protezione Carraresi Signori di Padova. * 1266-1312 Signoria dei Carraresi. * 1312-1378 Signoria degli Scaligeri di Verona * 1387-1406 Signoria dei Visconti. * 1406-1552 Repubblica di Venezia. Dal 1552 la Repubblica di Venezia elevò a contado il territorio di Carrè e creò Conti i Signori Marco e Gabriele Capra e tutti i loro successori diretti. In questo lungo periodo di cinque secoli, il Territorio di Carrè, oltre a non pochi disastri e calamità per guerre, invasioni di barbari, incursioni di predoni e pestilenze, ebbe anche a subire alcuni gravi terremoti nei secoli XIII e XIV e specialmente quello, disastroso, del Gennaio 1348 che, probabilmente, fece rovinare alcuni tratti della cinta del Castello a ponente ed a levante, forse già da tempo compromessi perché costruiti su infido terreno morenico molto scosceso. Non consta che il Castello abbia sostenuto assedi regolari, il che è logico ammettere perché esso, nella sua posizione, non poteva avere alcun scopo guerresco di interdizione di passaggio ed anche per fatto che la campagna sottostante ad Ovest è piana, ampia e perfettamente sgombra fino al monte Summano. Il Castello fu smantellato sul principio del XV secolo d'ordine della Repubblica di Venezia, la quale fece smantellare tutti i Castelli, affinché non potessero essere utilizzati contro di essa dagli invasori suoi nemici e specialmente dai Tedeschi dell'Imperatore Massimiliano I d'Austria (1493-1519). Nei due secoli successivi il Territorio di Carrè venne man mano sminuzzandosi fra gli eredi Capra ed altri enti e privati, per il che, prima della metà del XIX secolo, i vari appezzamenti di esso non appartenevano più ai loro antichi Signori. Cominciò forse allora, se non prima, la effettiva e radicale distruzione del Castello, sia per la sistemazione a gradini del terreno facente parte della proprietà di esso, sia perché, per bontà o noncuranza oppure per interesse dei suoi successivi proprietari, esso ha servito quale ottima e comodissima cava di pietre e pietrame per l'ampliamento del sottostante paese di Carrè. Attualmente fanno fede della sua lunga, ma cessata, esistenza alcuni ruderi, che non furono distrutti perché utilizzati sul posto a sostegno del terreno o come muri per nuovi fabbricati, e tutte le fondazioni primitive e successive, parte fuori terra a sostegno del terreno ed altre ad un metro sotto il livello di esso, cioè fino al punto oltre al quale la loro demolizione non sarebbe stata né facile, né economicamente vantaggiosa. Sulle fondamenta della vecchia Torre esiste ora una medesima ed esile torretta ad uso alloggio colonico e, nell'antico piazzale interno, ora spianato, esistono un fabbricato ad uso padronale ed uno ad uso colonico con stalla e cantina costruite sopra le vecchie fondazioni; inoltre vi è un picco- lo giardino. Cenno descrittivo Il Castello di Carrè sorgeva sullo sperone Sud-Ovest delle colline moreniche denominate Bregonze, che è costituito da un notevole stato di terra vegetale sopra grossolani detriti di roccia basaltica inframmezzati qua e là da conglomerati tufacei ed argillosi. Il Castello non aveva scopo di sbarramento perché per Carrè non passava alcuna antica strada Romana, né altra via di notevole importanza ed anche perché distava circa trecento metri da qualunque strada fosse passata ai pie- di della collina, distanza incompatibile colla piccola portata delle armi di quei tempi. Suo scopo fu quello di fornire sicuro alloggiamento al Signore, proprietario di esso e del territorio circostante e di proteggere gli abitanti del sottostante villaggio, fornendo loro un sicuro rifugio entro la cinta, nel caso d'invasione di barbari o di incursioni di predoni. In relazione a tali scopi e per il poco spazio disponibile sulla cima della collina, si può desumere che il Castello di Carrè non poteva avere una grande importanza. Non si conosce esattamente l'epoca della sua costruzione, ma si può ritenere, con più che sufficiente fondamento, che esso sia sorto tra il X e l'XI secolo perché, dalla disposizione e costituzione delle sue parti, quali risultano chiaramente dalle fondazioni e dai ruderi tuttora esistenti, si scorge che esso aveva tutti i caratteri comuni ai molti Castelli sorti, indubbiamente, in quell'epoca in Italia; caratteri che qui si riportano dall'opera del generale E. Rocchi: Le fonti storiche dell'Architettura Militare, Roma 1908, pagina 61: "Una rozza muraglia, di mediocre grossezza, correva intorno al margine della posizione, limitata, in montagna, dalla scarpata rocciosa. Nel punto più alto dello spazio, così circoscritto, sorgeva una torre, generalmente di pianta quadrata, alla quale, talvolta, si appoggiava un piccolo, tozzo e massiccio corpo di casa. Prossime al recinto, nell'interno, rudimentali tettoie erano destinate a raccogliere e ricoverare in caso di guerra, i pochi uomini d'Arme e la popolazione delle terre circostanti. "Il feudatario viveva dentro la torre, o nell'attigua casa, assai meno comodamente di un colono dei nostri giorni nella fattoria o di un contadino nella sua cascina". Il Castello di Carrè constava appunto delle parti suaccennate (cinta, torre e fabbricato attiguo) disposte come sopra è indicato.

La Cinta

La cinta primitiva aveva il tracciato di un poligono irregolare il cui perimetro si chiudeva addossandosi al lato Est della torre; le fronti di eventuale difesa erano verso Ovest, Sud-Ovest e Sud. La cinta era costituita da un grosso muro di pietrame basaltico con malta di calce viva e sabbia grossa di fiume. il suo sviluppo complessivo era di circa 340 metri e l'area in essa racchiusa era di circa 1770 metri quadrati, cioè un po' meno di mezzo campo vicentino. La grossezza delle fondazioni (ora tutte esistenti) varia da uno a due metri secondo la qualità del terreno di fondazione, e 1'altezza dei muri esterni, la quale si può ritenere che non fosse certamente superiore a 7 od 8 metri al di sopra del terreno per non intercettare di troppo la vista dall'alto della torre. il terreno esterno, tutto a discesa, attorno al Castello era ricoperto da un fitto bosco di castagni fino ad una cinquantina di metri dalla cinta, bosco di cui è tuttora viva la tradizione nel paese e che, dopo lo smantellamento del Castello, cedette il posto, un po' per volta, ad una generale e più proficua coltivazione a campi e prati. L'ingresso al Castello era nel lato Nord della cinta e vi si accedeva per una mulattiera che, seguendo la riva destra della cosiddetta Valle del Castello e girando attorno ad esso da Nord ad Est, si congiungeva al paese verso Sud. Del tracciato di tale mulattiera si ha ora un'idea approssimativa nel tratto più alto dell'attuale, ristretta, strada d'accesso; ma è probabile che in origine la mulattiera fosse più larga dell'attuale e forse il restringimento fu dovuto ad uno scoscendimento della falda Nord del monte, la quale in antico, scendeva meno ripidamente fino alla vecchia strada comunale. Inoltre è da rilevare che il piano stradale deve esse- re stato più alto di almeno un metro, perché attualmente le fondazioni del lato Nord della cinta e quelle della torre sono fuori terra a motivo dell'abbassamento del livello del terreno dovuto all'erosione delle acque e in parte a lavori di spianamento relativamente recenti. Esistono inoltre altre tracce di questa mulattiera sulla falda orientale della collina fino a dove esse furono di- strutte per altro franamento avvenuto, come da tradizione, in tempo non molto lontano. La cinta del Castello soffrì gravissimi danni per la poca stabilità e resistenza del terreno di fondazione e pei terremoti avvenuti nei secoli XIII e XIV, specialmente per quello del 25 Gennaio 1348. Rovinò quasi tutto il lato occidentale della cinta e parte di quello orientale. Il lato occidentale fu ricostruito in posizione più arretrata, su fondazioni a più larga base, e con struttura murale di pietrame listata. Nel lato orientale, le cui fondazioni originarie erano più grosse, rovinò un tratto del muro fuori terra, dove non era ad immediato contatto colla torre. Esso fu ricostruito sul posto sopra le vecchie fondazioni, che avevano resistito, e colla struttura di pietrame listata. Colla ricostruzione del lato occidentale della cinta in posizione più arretrata, lo sviluppo lineare di tutta la cinta venne a ridursi a metri 280 circa e l'area in essa racchiusa si ridusse a metri quadrati 1220 circa, ossia a poco meno di un terzo di campo vicentino. È logicamente supponibile che, nell'occasione di dover ricostruire a nuovo tutto il lato occidentale e il tratto rovinato dell'orientale, si sia anche provveduto a dare all'intero Castello una maggiore efficienza difensiva secondo i sistemi fortificatori allora in uso. È quindi ammissibile che la sommità tutte le murature sia stata coronata con merlatura ghibellina (cioè con merli biforcuti), con ballatoio interno in pie- tra o legname e con guardiole per il fiancheggiamento dei muri ed, inoltre, che l'ingresso sia stato munito di una torretta con merlatura, piombatoie e feritoie e sbarramento interno, per la difesa vicina.

La Torre

All'angolo Nord-Est della cinta sorgeva la Torre a pianta quadrata con lato di metri 7,50 ed avente presumibilmente l'altezza di metri 11 circa, fino al piano superiore per potere, di là, osservare il terreno esterno alla cinta. I suoi quattro muri erano costruiti sopra robuste fondazioni, di struttura eguale a quella della Cinta primitiva, profonde quasi tre metri e costituenti, nel piano di fondazione sul terreno, una base quadrata di quasi 10 metri di lato. Da taluno è stata manifestata l'ipotesi che la Torre fosse di epoca romana come le cosiddette " Torri di vedetta " che i Romani costruirono qua e là, isolate per potere da esse sorvegliare qualche importante punto di passaggio; ma tale ipotesi deve essere scartata in modo assoluto, sia perché vicino alla Torre non vi era alcun punto importante di passaggio obbligato, sia perché la sua costituzione muraria, per materiali e modo di costruzione, è identica a quella della cinta originaria. L'interno della Torre era costituito da almeno tre piani, dei quali il più alto era una terrazza coperta, di metri 5 per 5, ed avente ampi vani di finestra. La Torre non aveva ingresso dall'esterno, né finestre, ma tutt'al più qualche feritoia a strombatura interna; si accedeva alla Torre dall'interno del robusto fabbricato, ad uso alloggio, che faceva corpo con essa. Come nella maggior parte dei castelli dell'epoca, la Torre avrebbe dovuto risultare staccata dalla cinta per costituire, da sola, un'ultima di- fesa: ma, invece, la cinta terminava a Nord e Sud addosso alla Torre che veniva, per così dire, a costituire la chiusura della cinta verso Est. Ciò perché, probabilmente, il costruttore; all'eventualità di dover provvedere ad una poco probabile difesa ad oltranza, ha preferito il vantaggio di un maggior rafforzamento dei muri della cinta appoggiandoli alla Torre nella considerazione che il terreno di sostegno era molto scosceso verso Est.

Fabbricato Attiguo Alla Torre

Addossato alla Torre e facente corpo con essa sorgeva un tozzo e massiccio fabbricato a due piani, alto circa 8 metri con area di base di circa 290 metri quadrati, suddiviso in due ampi locali in ciascuno dei piani. Esso serviva probabilmente per alloggio del feudatario e degli uomini d'arme; questi occupavano presumibilmente i due grandi locali, di metri 12 per 12, uno al pianterreno e l'altro al primo piano, ad immediato contatto della torre alla quale potevano accedere per un vano; di porta interno; il feudatario abitava presumibilmente nell'altro locale, al primo piano, bene esposto a mezzogiorno e ponente. Il corrispondente locale a pianterreno serviva forse per deposito di armi, viveri ed altri oggetti. La scala d'accesso al primo piano sarà stata ricavata nello stanzone per gli uomini d'arme. al piano terreno, il quale serviva pure da cucina e da luogo di riunione, oppure nel magazzino. Di tale scala, però, non esiste ora alcuna traccia, perché non si è trovato alcun resto della fondazione del muretto che la doveva sorreggere da una parte, mentre dall'altra essa era incastrata nel grosso muro divisorio tra i due locali. Si può, però, ammettere che le fondazioni di questo muretto (e" quelle di altri muri sottili che siano esistiti per suddividere quegli ampi locali) siano state completamente distrutte perché poco profonde; ma, se tale supposizione non corrisponde a verità è d'uopo ritenere che i gradini della scala, incastrati da un lato nel grosso muro intermedio, fossero sorretti, dall'altro, da una tra- ve inclinata, oppure che la scala d'accesso al primo piano fosse interamente di legno. E' certo, ad ogni modo, che la scala deve essere esistita per potere salire ai due stanzoni superiori, che certamente esistevano,- dei quali uno dava accesso all'interno della Torre. Tutti i locali di questo fabbricato dovevano avere poche, ma ampie, finestre con architravi, stipiti e davanzali di grossa pietra bianca; questi. dopo la distruzione del Castello, furono utilizzati nella casa padronale, in altri fabbricati del fondo annesso, e del paese e sono tuttora facilmente riconoscibili, perché conservano i fori per le robuste inferriate che sbarravano le antiche finestre.

Modificazioni Successive

Come fu precedentemente accennato, esistono tuttora nel sedime del Castello alcuni ruderi delle murature fuori terra, ed i resti delle sue fondazioni, i quali trovansi sottoterra o sono affioranti alla superficie del terreno o emergenti da essa. In origine il piazzale interno non era piano, ma seguiva l'andamento del terreno. Sul coccuzzolo vi era la Torre e attorno ad essa il terreno andava abbassandosi più o meno, fino alla cinta; all'esterno di questa il terreno discendeva tutt'all'ingiro, ma più rapidamente verso Est. Nel decorso dei secoli il livello del terreno si e naturalmente abbassato per l'azione erosiva delle acque; ma l'abbassamento non fu uniforme; maggiore dove la pendenza era più forte e minore dove questa era poca o nulla: inoltre il materiale terroso trasportato dalle acque si depositò in parte nei tratti meno pendenti ed in parte fu asportato quasi totalmente all'esterno per i fori di scarico, che certamente esistevano al piede delle murature. Dopo lo smantellamento ed una lunga sosta dovuta allento e saltuario frazionamento della proprietà del Castello e dei terreni circostanti e per l'assestamento dei nuovi proprietari, sorse e si sviluppò un po' per volta l'idea di un progressivo generale dissodamento dei terreni per metterli ad una più proficua coltivazione.

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