Storia

Il Comune di Giacciano con Baruchella (Rovigo) è situato nell’alto Polesine, ai confini con il Veronese, e comprende Baruchella, maggior centro abitato e Sede Municipale, e i due paesi di Giacciano e Zelo. Lo bagnano il fiume Tartaro e i canali Fossa Maestra e Scolo Malopera, che scorrono in parte nell’alveo di due antiche “rotte” dell’Adige, dette rispettivamente Rotta del Castagnaro e Rotta del Malopera.
La Fossa Maestra fu scavata sotto il Governo Austriaco – fautore delle bonifiche -, tra il 1858 ed il 1865, giungendo rettilinea fino alla piazza di Baruchella, che da allora fu divisa in due parti, collegate da un ponte in muratura che subì in seguito le conseguenze di vari eventi bellici.
In quegli stessi anni, dopo che tutto il territorio era stato annesso al Regno Lombardo-Veneto, i tre paesi che prima erano divisi tra due differenti Stati (Venezia e Stato Pontificio), col beneplacito della dominazione asburgica si unirono in un solo Comune, che prese l’attuale denominazione dal I gennaio 1859.
Data la sua natura paludosa e le frequenti rotte dei vicini fiumi, altri scavi e altre opere di bonifica, promosse dalle potenze dominanti e dalla vicina Abbazia della Vangadizza (Badia Polesine), - premessa per il successivo sviluppo dell’agricoltura – avevano già interessato nei secoli precedenti le terre comprese oggi nel Comune, tra le quali le più importanti furono quelle promosse dalla nobile famiglia ferrarese dei Bentivoglio d’Aragona nel ‘600.
Ai Signori Bentivoglio si deve anche la costruzione della chiesa parrocchiale di Giacciano (abbellita poi dalle lapidi sepolcrali tra le quali il celebre bassorilievo della “Dolente”, attribuita al Canova), e di un grande complesso rustico: la Corte Bentivoglio (poi Fiocco, Roveroni, oggi Milan), eretta nel 1734 come residenza di campagna, al centro di una vasta proprietà tutta recinta di mura.
Lo stesso centro di Baruchella deve il suo nome ad una famiglia di bonificatori per conto dell’Abbazia: i Cisamini della Fratta detti “Baruchello”, che vi eressero la prima chiesetta dedicata a San Pietro Martire alla fine del ‘400, trasformata poi nell’attuale chiesa parrocchiale alla fine del ‘700.
Nello stesso secolo era stata riedificata e ampliata l’antica chiesa di Sant’Andrea a Zelo, edificio distrutto purtroppo dai bombardamenti dell’ultima guerra, tranne il bel campanile barocco che svetta ancora vicino al nuovo edificio sacro costruito nel 1966, nelle immediate adiacenze del ponte sul Tartaro.
Nonostante lo sviluppo di attività artigianali e commerciali, l’agricoltura resta la principale attività degli abitanti, favorita anche dalla presenza di importanti cooperative per la conservazione della frutta (tra cui anche l’esotico kiwi) e la vinificazione, e frutteti e vigneti ricoprono buona parte del territorio.

Tratto dalla pubblicazione del Professor Maurizio Tramarin
“GIACCIANO CON BARUCHELLA, TRE PAESI UN COMUNE” (1992)
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