Dall'epoca romana al cristianesimo

All’inizio del IV secolo a.C. i Veneti entravano in contatto per ragioni commerciali con i Romani, che riconobbero in loro un ottimo alleato sotto il profilo militare ed economico. La conferma di tutto ciò venne offerta nel 390 a.C. dall’esigenza di stringere un’alleanza contro i Galli Senoni, e poi nel 225 a.C. contro i Galli Insubri e Boi. L’esito vittorioso di queste guerre aveva servito a rafforzare i loro legami e 20.000 Veneti avevano partecipato alla seconda guerra punica contro il cartaginese Annibale che, sceso in Italia attraverso le Alpi, stava minacciando l’esistenza stessa di Roma.

L’espansione romana verso i territori nord-orientali d’Italia iniziò nel 148 a.C. quando il console Spurio Postumio Libero tracciò la grande arteria che da lui prese il nome di via Postumia. Questa grande strada aveva origine a Genova e, attraversata la pianura Padana e tutto il Veneto, raggiungeva Aquileia, la colonia latina dedotta nel 181 a.C. nell’ambito di un più ampio disegno difensivo ed espansionistico.

LA CENTURIAZIONE

Contro le minacce d’invasione di altri popoli d’oltralpe, Roma iniziò la complessa divisione in distretti del Veneto e con essa la centuriazione anche dei territori in cui sarebbe poi sorto Massanzago. Queste divisioni agrarie sono state tracciate dai gromatici in tutti i tempi, ma l’epoca di maggior fervore sembra sia stata quella di Ottaviano Augusto quando pare abbia licenziato, dopo la vittoria di Azio (30 a.C.), oltre 23 legioni di veterani con la promessa di terre, dando in tal modo anche un notevole impulso all’agricoltura e all’economia di Roma.

Forse fu in conseguenza di tale disarmo, oppure prima o dopo tale evento, che anche il Municipium di Altinum e di Patavium si posero il problema della centuriazione dei vasti territori di loro competenza per attuare la grande riforma agraria. A noi principalmente interessa il territorio a cui appartiene l’attuale Comune di Massanzago, dove la colonizzazione romana ha impresso un assetto ben preciso e caratteristico. Il territorio, che come tutto il Veneto apparteneva alla X Regio Venetia et Histria, risultava squadrato da una serie di strade parallele ai kardines, da nord a sud, e ai decumanus, da est a ovest, intersecandosi ad angolo retto (normales) e a intervalli regolari di 20 actus (circa m. 710). Questo grande disegno agrario, dove i kardini e i decumani erano dai romani considerati sacri perché rappresentavano la proiezione sul terreno del templum celeste, ha condizionato l’intera zona a nord-est di Padova, dove spesso affiorano embrici, mattoni e monete d’epoca romana durante il quotidiano lavoro dei campi.

LA VIA CORNARA

L’importanza del territorio di Massanzago in epoca romana viene confermata anche da una delle strade romane meglio conservate della centuriazione patavina, la Via Cornara, che G. Cantele e A. Gloria, storici e paleografi del sec. XIX, ritengono fosse “probabilmente detta Cornelia e larga venti metri ... e in molti siti ancora amplissima”. Non conosciamo con sicurezza l’origine toponomastica di questa strada romana, che correva parallela al kardo maximus della centuriazione patavina, la Via Aurelia (l’odierna “Strada del Santo”). Essa, secondo gli studi e le ricerche effettuate da Aldo Benetti, si staccava presso Perarolo in provincia di Belluno dalla Via Annia, che proveniva da Adria e univa Padova ad Altino, e attraversava tutta la centuriazione romana “Cis Musonem” a nord-est di Padova, percorrendo esattamente il Cifra Kardinem IX, che conserva ancora oggi un lungo rettifilo di 14 km nel tratto da Peraga al fiume Muson Vecchio, verso Massanzago. Da Peraga, incrociata la grande arteria proveniente da Limena e diretta ad Arino e alla laguna di Venezia, ora scomparsa, risaliva verso nord lungo l’attuale Strada Paradisi, che da Pionca e fino a S. Eufemia di Borgoricco porta ancora il nome di Strada Cornara. Passava quindi nei pressi di Mellaredo, Pianiga, Murelle, e qui incrociava un’altra importante arteria stradale, la Strada Caltana, e giungeva a S. Eufemia di Borgoricco, attraversando poi l’attuale Strada Desman, cioè il Decumanus Maximus dell’agro patavino “Cis Musonem”. In questo incrocio, nella demolizione di una stalla medioevale in parte trasformata in abitazione, è stata trovata un’altra stalla ancora più antica, che per le sue caratteristiche costruttive ha fatto pensare, anche in considerazione della sua distanza da importanti nodi stradali (Portus Medoacus km 30, Patavium km 20, Vicetia km 35, Altinum km 32, ed Acelum km 35) a una stazione di posta romana, cioè a una mutatio o ad una mansio, dove si poteva dare ricovero ai viandanti e abbeverare o cambiare i cavalli.

Il percorso della Via Cornara passava vicino a Zeminiana, superava il guado sul fiume Muson Vecchio ed entrava, tra Massanzago e Sandono, nella centuriazione romana di Altino. Superate Torreselle e Albaredo, verso Vedelago incrociava la Via Postumia, qui Decumanus Maximus della centuriazione di Asolo, e proseguiva, come afferma A. Benetti, fino a Coste, girando poi per Maser e Cornuda, per concludere il suo percorso lungo i km 50 che separano la Via Annia dalla valle del Piave.

MASSANZAGO ENTRA NELLA STORIA

Massanzago, come toponimo, viene fatto derivare da mansiones lacus, nel significato di acqua che attraversa la proprietà, oppure da Massentius pagus o agger, il “villaggio di Massenzio”, l’imperatore romano Marco Aurelio Valerio Massenzio (ca 275-312), assegnatario del fondo e responsabile della costruzione di un castrum posto a protezione del guado settentrionale sul fiume Muson Vecchio, della strada che congiungeva la Via Aurelia con l’Annia, tra Patavium e Altinum, e della vicina Strada Cornara.

Massanzago comincia a essere nominato, come risulta dal Codice Ecceliniano dello storico vicentino mons. Giambattista Verci, in un documento del 29 aprile 1085, in cui Ernizia, di Eccelone figlio del quondam Arpone, dei fratelli Tiso e Gerardo, unitamente alla madre India, donano 168 massaritias, tra cui quattro poste vicino al guado del Muson Vecchio, con mulini e parti di mercato, al monastero benedettino di S. Eufemia di Villanova, oggi Abbazia Pisani.

IL CRISTIANESIMO

Verso la fine del III secolo, da Padova si irradiò la grande evangelizzazione ad opera, pare, del suo vescovo Prosdocimo ed è tradizione che da essa traessero origine del loro cristianesimo Este, Vicenza, Asolo, Feltre, Altino, Treviso, Oderzo. Inizialmente la diocesi patavina aveva confini vastissimi, essendo limitata da quelle di Verona e di Aquileia sorte nel IV secolo, e le tracce dell’evangelizzazione si trovano, sempre seguendo le vie commerciali e strategiche romane, osservando le chiese poste normalmente lungo le strade o agli incroci, dedicate a Santa Giustina, la giovane protomartire padovana morta durante la persecuzione di Diocleziano.

Dopo l’Editto di Costantino (313), verso il 350 sorsero le prime comunità cristiane, ancora rudimentali e con sacerdote in cura d’anime, e forse prima del 400, per l’aumento dei fedeli e rendendosi sempre più difficoltoso il viaggio alla cattedrale di città per ricevere il battesimo e assistere alle grandi funzioni liturgiche, come quelle della Settimana Santa, il vescovo di Padova procedette a istituire le prime pievi autonome, cittadine e rurali. Le pievi più antiche avevano giurisdizione su vasti territori e comprendevano più pagi, e per questo dette pluripagensi, come Santa Giustina in Colle, la prima pieve rurale pluripagense generale dell’agro patavino.

Secondo gli storici, in epoca romana il territorio dell’attuale Comune di Massanzago rappresentava una importante posizione strategica e luogo invernale per i soldati romani che custodivano i valichi alpini. Si ritiene che qui i soldati della legione Tebea, per la maggior parte cristiani, avessero edificato una cappella, dedicata a un loro ufficiale, Alessandro, appena avuta la notizia del suo glorioso martirio avvenuto a Bergamo, dov’è pure venerato, e lo eleggessero a patrono del distretto del Muson Vecchio. Questa potrebbe essere l’origine dell’antica chiesa monumentale dedicata a S. Alessandro martire, qui venerato e festeggiato ogni anno il 26 agosto, che venne custodita e curata dalla gente, forse risparmiata o rifatta dopo l’invasione di popoli barbari quando la potenza di Roma venne a mancare.

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