Storia e Geografia

Anche la geografia sembra aver concorso per offrire a Montegalda un tocco di bellezza in più. Chi la conosce, non ha bisogno di precisazioni. Chi invece ne ha sentito solo parlare, sappia che ha di fronte uno scrigno ricolmo di sorprese turistiche, architettoniche, paesaggistiche, gastronomiche, religiose e poetiche. Così Montegalda non poteva ricevere di più dalla sua secolare storia e tradizione. Sì, perché questo piccolo ridente paese  a cavallo tra le provincie di Padova e Vicenza ha ereditato dalla storia, qualcosa  che la rende unica  nel resto del comprensorio.

 

Bellezza e civiltà, hanno qui l'immagine di un castello, di ville seicentesche, di sette colli e altrettante chiese, come di misteri e tradizioni mai dimenticate del tutto. Insomma, per comprendere cosa sia Montegalda bisogna prima conoscere le sue vicende storiche; non vi è angolo di questo paese in cui non vi siano tracce, documenti o testimonianze, che facciano capo a quell'antico toponimo di "Mons-garda, warda o walda"  che porta in sé i segreti dei suoi natali.

 

UN NOME, UNA STORIA…

L'origine del nome di Montegalda è tuttora incerta, anche se per alcuni studiosi questo termine pare derivi da quella "Motta", ovvero l'antico forte posto su uno dei sette colli, in posizione strategica.

Questo suo toponimo sarebbe Longobardo, per cui  la dissimilazione della "R" con la "L", dovuto a quella "Warda" intesa come la torre di avvistamento che ha le stesse origini di un'altra località, quella del Lago di Garda, ha dato origine al attuale nome del paese . Una variazione sul nome,  farebbe ipotizzare quell'antico bosco planiziale (di pianura) che anticamente ricopriva l'intero territorio, tanto da indurre a dire che la parola "Wald" in tedesco bosco o monte-boscoso, definisca il valore geografico dell'area. Le probabilità che tale origine linguistica sia realmente una declinazione "barbara", è suffragata anche dalla diffusione del titolo e venerazione  protocristiana di S. Giustina, rimasta ancor oggi la patrona di Montegalda, le cui testimonianze storiche sono rinvenibili  anche in altri siti della zona.
 
Un ruolo fondamentale  l'ha poi  assunto  quel fiume Bacchiglione che, ha fatto partorire un'altra ipotesi sulla possibile nascita del paese. Quella che fossero stati i romani i primi a insediarvisi, come attesterebbero alcuni rinvenimenti archeologici. Da una strada d'acqua, ad una celebre strada  di terra: qui infatti, passava quella che gli storici arbitrariamente chiamano via "Gallica", meglio conosciuta col nome di "Pelosa" che collegava  perpendicolarmente Vicenza a Padova. Di questa  via romana non lastricata (strata), sono visibili ancora alcuni tratti soprattutto dalle alture dei sette piccoli colli che guardano sulla pianura.

 

SETTE PICCOLI COLLI.

Non vantano una maestosità come i vicini Euganei o Berici, ma la natura morfologica di quei dolci mammelloni - come li definì il Cevese-  su cui si adagia il paese,  sono il vero cuore naturale e polmone verde di Montegalda.

La pietra calcarea simile alla roccia dei Berici, rendono alla storia geologica, un'importanza specifica. Il fascino deriva anche dal loro numero: sette, che nel territorio di Montegalda coincide anche col numero delle sue chiese. Un numero inevitabilmente  riconducibile agli altri sette e più famosi colli romani. Questi però non hanno avuto i fasti gloriosi dell'antica Roma, ma i colli di Montegalda rispettivamente: Monte della Morte, Monte Lungo, Monte Croce, Monte Roccolo, Monte Castello, Monte Buso, Monte Ponzimiglio e per ultimo quel Monte S. Marco o di Merlino che ha in sé la forza poetica dell'immaginazione, possono anche vantare due vulcani. Due autentiche bocche che nei tempi protostorici, eruttavano dai loro crateri sottomarini, quella lava che oggi si trova consolidata sotto forma di scura roccia tra il Monte Croce e il Roccolo.

La presenza del mare antico la si ha anche con il rinvenimento di fossili di varie forme, tra cui citiamo  il rinvenimento fatto da alcuni appassionati di frammenti di costole appartenute ad un cetaceo  che nuotava nelle acque tropicali  di quella che doveva essere anticamente una barriera corallina, che ha dato nei millenni origine a questi sette piccoli dolci promontori.

 

SETTE CHIESE.

Il numero sette si ripete ancora a Montegalda. Dopo i colli, sette sono anche le chiese erette e disseminate in tutto il territorio comunale. Qui verrebbe da pensare all'accostamento con i sette sacramenti, in realtà alcune sono piccole edicole religiose che però danno al Paese, un'altra singolarità: tanti colli, quante sono le chiese! La più grande tra loro è l'attuale chiesa nuova di S. Giustina, fatta costruire  nella prima metà del '900 dall'ingegnere  Stanislau Peschi, al cui interno da qualche anno sono conservati degli imponenti affreschi bizantini che ricoprono l'intero catino absidale. La chiesa nuova  ha soppiantato l'antica parrocchiale che sorge ancora su una modesta altura, le cui origini sembrano fondare su un culto dedicato non a S. Giustina, ma bensì a S. Giustino come  riportano le cronache  del 968. In tempi recenti è sorta poi  la chiesa di Colzè, fatta erigere nel 1939  sui resti di un vecchio fabbricato e realizzata su disegno dell'ingeniere Giuseppe Dal Conte, con un maestoso ed elegante campanile su cui troneggia una spettacolare sculturea bronzea della Vergine.   

La chiesetta di S. Marco, una piccola pieve che sorge sull'omonimo colle, risale al secolo XV e fu restaurata già nel 1464. Conserva ancora nella sua architettura semplice quanto  armonica, tracce dell'antica struttura gotica. La facciata risale ai secoli XVII e XVIII. Il luogo di culto ha però un origine sicuramente più remota, tanto che nel 1454 era già antica , come si legge nella  lapide posta sopra la porta principale. Una probabile data sulla sua edificazione, può datarla al secolo undicesimo, coeva dunque allo stesso  periodo medioevale del castello che sorge dalla parte opposta. La stessa chiesa fu per secoli abitata da frati dell'annesso piccolo convento, tuttora ben visibile. Dal secolo XIII sino al 1769 il convento si S. Marco  la potente famiglia vicentina dei Chiericati, affidò ai frati Minori francescani la custodia del luogo.

 

E' IL CASTELLO, IL VERO SIMBOLO DEL PAESE.

Su questo non ci sono dubbi: l'emblema del paese è quell'antico castello che domina sulla pianura. Ma è meglio chiamarlo nuovo o antico castello?  C'è da dire che  originariamente la primigenia  struttura, doveva essere dislocata su un altro colle. Fu poi ampliata scegliendo un luogo più ampio, come quello attuale dove far sorgere la "nuova" struttura militare chiamata come: nuovo castello.  Da secoli infatti, le memorie storiche celebrano i fasti di quel maniero, unico fortunato superstite di tre castelli, due dei quali sorgevano a Montegaldella e Cervarese S. Croce.

Quello di Montegalda , non fu mai definitivamente distrutto nonostante i suoi tanti assedi, a tal punto  da riuscire a sopravvivere anche al mutamento storico-estetico  che nel '700 lo vide trasformarsi da struttura militare in villa veneta.

Ma cosa sarebbe Montegalda senza questo suo importante vessillo?  Non sarebbe ciò che è stata nel corso dei secoli: un importante avamposto militare, conteso da guerre, schieramenti e signorie. La sua probabile data di fondazione è il 1176, anno della battaglia di Lepanto, ma le ricerche storiografiche e archeologiche fanno presumere che già nel periodo longobardo, su quell'omonimo colle detto  del "castello",  sorgesse una struttura primigenia con una torre fortificata e una palizzata di fortificazione. Il rinvenimento avvenuto dentro l'attuale cortile del castello di una fondamenta del periodo romano, anticipa ancor più la sua data di nascita. Forse romana? Probabilmente sì, visto che nel corso del tempo furono in molti a notare come questo sito avesse delle prerogative geografiche e strategiche fondamentali per il territorio. Per questa caratteristica Montegalda fu per secoli il pomo della discordia tra vicentini e padovani. Nel 1198 il cronista Pagliarino scriveva così  sulla cosiddetta guerra di Montegalda, ricordando la disputa tra le due città per un manipolo di briganti rifugiatisi in questo territorio. I vicentini, per contrastare questa "invasione" , "levarono l'acqua del fiume (Bacchiglione)  che giungeva fino a Padua, cosicché   i padovani  patendo gran danno radunarono che ebbero il loro esercito, vennero per aprire con forza l'acqua, la quale gli era stata levata; ma finalmente gl'invitti vicentini, rimasero  vincitori…"

Questo è solo uno dei tanti episodi  epici che coronano la storia e le leggende intorno a questo splendido maniero, giunto fino a noi con una struttura imponete formata da tre torri, un mastio e la cinta merlata di stampo guelfo a forma di anello, su cui si troverebbe il  famoso quanto temuto "trabocchetto" per  ostacolare gli eventuali invasori. Le  sue mura sono spesse oltre un metro, fino a raggiungere dimensioni di oltre due , come nella stanza che fu, si racconta, dello stesso  despota padovano Ezzelino da Romano agli albori nel 1300, quando   conquisto Montegalda per estendere il suo dominio, sicuro  che le possenti pareti di questo forte, l'avrebbero protetto da eventuali attacchi o congiure.

Toccò poi ai veronesi e alla signoria degli Scaligeri estendere il loro dominio su Montegalda. Era il 1314 dopo vari tentativi di conquista, Cangrande della Scala  usando macchine militari s'impadronì del castello. La Serenissima di Venezia  dal '400 in poi segnò la "pax regia", consegnando nei secoli alle varie signorie il governo del maniero, fino a vederlo trasformato nel'700 in villa veneta. Dai Donà ai Grimanni,  fino ai nostri giorni, il castello di Montegalda sembra oggi aver ritrovato i suoi splendori grazie ad un sapiente restauro che gli permette ancora di essere guardato con rispetto e  ammirazione, sicuro di conservare ancora quel fascino e altrettanti segreti, tra cui  il "tunnel di fuga" mai scoperto che molti vorrebbero portasse lontano e fuori dai pericoli chi si sentiva assediato.

 

UN PAESAGGIO FATTO DI UOMINI E BOSCHI….

Diciamo pure che Montegalda  ha anche il vanto o vantaggio di essere uno degli ultimi paesi di pianura ad avere un paesaggio verde e ricco di copertura boschiva. In molti casi, si tratta di relitti antichi di quella foresta vergine che fino al settecento ricopriva l'intera  zona, come ricorda la via Boschi di Colzé.

Nel suo territorio, si trovano alberi secolari, querce maestose, alcune delle quali considerate tra le più longeve della Provincia di Vicenza. Endemismi botanici, ma anche particolarità provenienti dalla  Cina o dalle Americhe e importate nel'700 nei giardini storici delle ville disseminate tra Montegalda e Colzè. Un ruolo determinante  riveste in questo la custodia e la conservazione  di questi tesori naturali che caratterizzano il  territorio che vede, da una parte lo sviluppo delle attività ancora in gran parte agricole, e una disposizione sempre più limitata e rara dei boschi  e dei loro abitanti, che ricoprono parte dei sette colli. Tra cui quegli scampoli di selva che fanno da cornice al castello, considerati veri e propri relitti storici  che sono e rimangono parte integrante della storia di questo paese e della sua civiltà, fintanto che si saprà conservarne la bellezza e non solo il ricordo.

 

UN PAESE NOBILE COME LE SUE VILLE …

Una storia, quelle delle Ville di Montegalda che va dal Medioevo fino alla metà del 19mo secolo. Strutture imponenti come il castello o  la villa Fogazzaro-Colbachini  sono gli esempi e gli stili divenuti gli epigoni della sua storia.

La seicentesca villa Fogazzaro-Colbachini è una perla incastonata in una cornice di giardino all'italiana e all'inglese di cui era innamorato anche il celebre romanziere vicentino Antonio Fogazzaro che, ambiento in questo ameno luogo  buonaparte del suo romanzo "Piccolo Mondo Moderno." Oggi questa villa, dopo un lungo restauro che le ha ridonato fasto e prestigio, ospita una curiosa e originale esposizione museale dedicata alla tradizione delle campane di tutto il mondo.


  

Centrale al paese di Montegalda sorge villa Gualdo, anch'essa reduce da un lungo periodo di restauro per conservare quella che fu  una villa disegnata da Giuseppe Gualdo nel 1637  sulla base di una preesistente struttura, e ciò che  è diventata poi con il titolo di Sede  Municipale. Basta poi spostarsi a Colzè per trovare un altro modello di residenza patrizia  con la villa Feriani e  Scrofa, di particolare interesse architettonico e paesaggistico.

 

DALLA BUONA TERRA AI PIATTI TIPICI….

Montegalda ha per sua vocazione e tradizione il gusto per la buona tavola. Dalla terra escono molti prodotti  che servono a celebrare i sapori di una cucina che seppur povera allora, è oggi al centro di molte ricette gastronomiche riconosciute in tutta la provincia. Piatto principe è il "baccalà" che pur giungendo dai freddi mari del Nord, sbarca a Montegalda per far conoscere il suo pregiato gusto e la sua nomea di "baccalà alla vicentina", come viene servito in molti locali del paese.

Vi è poi il vino, gli insaccati e di recente anche il formaggio caprino a rendere questa terra fertile, apprezzata nella qualità come sulla buona tavola. Dove i gusti  rimangono fedeli alla tradizione e la genuinità di suoi prodotti temono solo una "globalizzazione forsennata", per continuare a  testimoniare il valore di una civiltà e il valore delle cose semplici che  sfidano il tempo e la storia.

 

TESTI A CURA DI ANTONIO GREGOLIN

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