La Chiesa parrocchiale, dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo, viene costruita sull'area di una precedente chiesa, già documentata nel 1123.
La canonica è stata costruita nel 1716 e la sua architettura è riconducibile agli schemi tipici delle case dominicali dello stesso periodo presenti sul territorio frattense.
La casa si eleva su due piani, più un sottotetto e una cantina interrata. La pianta è tripartita, con sala centrale passante.
Il fronte meridionale presenta un portale al piano nobile ornato da un fastigio orizzontale e provvisto di un balcone con parapetto in ferro battuto; due pinnacoli sulla copertura evidenziano il settore centrale.
Tali elementi sono assenti sul fronte settentrionale, provvisto di un balcone con balaustra in pietra e di due camini agettanti. Le facciate trovano conclusione in un cornicione modanato.
La casa presenta notevoli similitudini architettoniche con il vicino Palazzo Monti, che insieme racchiudono al centro la Chiesa parrocchiale.
La chiesa parrocchiale è dedicata ai SS. Apostoli Pietro e Paolo. Eretta nell'area di una chiesa già esistente nel 1123, su disegni di Zuane Bellettato, nel 1552. Fu terminata nel 1682, come risulta da una lapide nella sua facciata.
L'interno, armonicamente settecentesco, è adorno di affreschi tiepoleschi di Francesco Zugno, di ricchi lavori di intaglio e di importanti sculture veneziane del settecento. Possiede inoltre un prezioso baldacchino e ricchi paramenti.
Tra le opere più interessanti vi sono: gli affreschi del soffitto di Francesco Zugno; le stazioni della via Crucis probabilmente dello stesso Zugno, recentemente trafugate e sostituite con copie di autore locale; la bussola della porta maggiore con angeli, fregi, emblemi e simboli, attribuita ad Andrea Brustolon; le statue marmoree di S. Domenico e S. Teresa (1783) di Giovanni Marchiori; S. Benedetto e S. Scolastica di Giovanni M. Morlaiter; i due grandi cherubini che adornano l'aitar Maggiore sono di P. Baratta e Marino Groppelli; tutte le statue delle pareti attorno alla chiesa (1743) (esclusa quella di S. Giovanni Bosco) sono di Tomaso Bonazza; il baldacchino volante (1783) è lavoro d'intaglio di Sante Baseggio; il pulpito con la bella scena di Gesù fra i Dottori (1859) - la Cantoria dell'organo, con colonne, capitelli, putti, emblemi - il parapetto dell'altare dei SS. Quaranta Martiri, sono preziose opere di intaglio dorato di Luigi Voltolini da Lendinara.
Vi sono inoltre alcune tele, di buoni autori, tra le quali: La Nascita di Gesù e L'adorazione dei Magi di Mattia Bortoloni. La "Circoncisione" di Ippolito Scarsella; la Pala di San Nicola da Bari di G.B. Burato; l'Estasi di S.Antonio di Pietro Liberi; la Pala dei SS. Quaranta Martiri di ignoto autore ferrarese.
Esistente sin dagli inizi del XVI secolo, la chiesa, originariamente dedicata a S. Maria Assunta, costituisce un ampliamento di una precedente chiesa risalente agli inizi del 1100, sede della Confraternita dei Battuti Bianchi, in quanto portavano una cappa di stoffa bianca, calata sul volto.
Luogo privilegiato per le riunioni delle confraternite del S. Rosario e del Cordone di S. Francesco. I frati minori della Provincia del Santo di Padova ressero questa fabbrica, che intitolarono a S. Francesco, dal 1501 fino al 17 settembre 1656, anno in cui il conventino fu soppresso dalla Serenissima.
In una cripta sotto l'altare di destra sono conservate le spoglie del letterato, matematico e scrittore Cav. Giovanni Maria Bonardo, vissuto a Fratta nella seconda metà del 1500, fondatore dell'Accademia dei Pastori Frattegiani.
Tra le opere di pregio contenute all'interno sono da ricordare il bellissimo e artistico altare ligneo centrale, attribuito al rodigino Caracchio, la pala dell'Assunta al centro dell'altare, attribuita al Maffei. Attualmente nella Chiesa, oltre alle cerimonie religiose, si tengono periodicamente concerti di musica sacra, importanti mostre e convegni.
Della chiesa rimane, come ultimo vestigio, una lapide rosata con una iscrizione e lo stemma del fondatore.
Le fondamenta dell'edificio furono poste il 6 agosto 1338.
Sorse per iniziativa di un'influente personalità della corte estense, Riccobono Gonfalonieri da Brescia.
Fu il carattere privato del luogo di culto ad accelerarne la decadenza, peraltro già iniziata nel XVI secolo, e la successiva scomparsa.
Questa lapide è attualmente la più significativa testimonianza di epoca medioevale presente a Fratta.
La storia dell'oratorio di S. Maria del Rosario di Paolino va di pari passo con quella della Villa Corner, ora Bellettato. Risulta presente già nel 1552, quando il Conte Marcantonio Cornaro abitava la villa e disponeva, fra i suoi beni, anche dell'oratorio privato.
Il complesso è situato in prossimità del Canalbianco, all'estremo sud del territorio comunale di Fratta Polesine, e rappresenta lo sforzo costruttivo della famiglia Corner lungo il Canalbianco completato da una seconda "Cà Cornera" in località Zaffarda, "La Palazzina" in località Cà Moro di S.Bellino e, a Canda, Villa "Nani Mocenigo".
Il servizio religioso presso l'oratorio della villa è confermato fin dal 1765 con un sacerdote stabile, al cui mantenimento provvedevano i Nobili Corner.
Nel 1842 cambia di proprietà, passando ai Crestani e da questi ai fratelli Tasso, con i quali conosce una fase di abbandono.
Solo col nuovo proprietario Leopoldo Maragno, nel 1885, nell'oratorio ritorna il culto alla B.V. del Rosario, per il beneficio spirituale degli abitanti.
I figli, nel 1956, cedono l'oratorio al Vescovo di Adria e Rovigo per l'erigenda nuova Parrocchia.